La riflessione sulla lingua nello Zibaldone di Leopardi

Progetto di collaborazione tra l’Accademia della Crusca e il Liceo scientifico "A. Poliziano" - Montepulciano


Il progetto proponeva un'esperienza didattica di tipo specialistico per studenti delle classi III del liceo scientifico Poliziano svolta dai docenti di Italiano e dai collaboratori dell’Accademia. Ciò offriva la possibilità di visitare l’Accademia e partecipare ad incontri seminariali sia nella sede scolastica, sia nella sede fiorentina dell’Istituzione, anche per poter fruire di strumenti di consultazione di rilievo storico-scientifico.


L'obiettivo primario è stato diffondere tra gli studenti la consapevolezza della lingua come organismo vivente, attraverso la lettura e l’analisi di alcuni brani tratti dallo Zibaldone leopardiano.
L'obiettivo finale è stato dimostrare come la lingua risponda all’esigenza di comunicazione anche nell'era di Internet.


Le lezioni si sono svolte prevalentemente nella sede scolastica in orario curricolare, in particolare nella prima parte dell’anno scolastico, in concomitanza con la lettura delle opere dantesche.


Durante le attività sono stati organizzati due incontri seminariali: nel primo, svolto presso la sede dell’Accademia nel mese di novembre, Elisabetta Benucci ha parlato de ‘Il giovane favoloso’. Leopardi pensatore, scrittore e linguista moderno e Stefania Iannizzotto ha presentato alcune ipotesi di lavoro sul tema Per un glossario di termini leopardiani sulla lingua: suggerimenti e proposte. Ha fatto da contrappunto ai due interventi la lettura di pagine tratte dalle opere e dallo Zibaldone di Leopardi.

Il secondo incontro si è svolto presso la sede scolastica del liceo nel mese di dicembre e in questa occasione Alessandra Canali e A. Valeria Saura hanno illustrato agli studenti gli strumenti e le fonti necessari per svolgere una breve indagine lessicografica ed etimologica ed hanno mostrato alcune esemplificazioni di glossario, anche attraverso esercitazioni di gruppo.


Nella seconda parte dell’anno scolastico, a coronamento delle letture e delle riflessioni, gli studenti hanno discusso intorno ai temi proposti e a quelli emersi durante le attività di ricerca ed hanno realizzato un glossario.

A conclusione del progetto, l’8 maggio 2015, nella sede dell’Accademia della Crusca viene presentato il glossario di termini leopardiani redatto dalle tre classi.


Classi coinvolte e docenti interessati
III A - prof. Raffaele Giannetti
III B - prof.ssa Chiara Cirillo
III D - prof.ssa Antonella Morgantini

Referenti dell'Accademia
prof.ssa Alessandra Canali (canali@crusca.fi.it)
prof.ssa A. Valeria Saura (saura@crusca.fi.it)



Materiali dei relatori


La lingua, vista come il complesso di una serie di vocaboli e modi di dire che riguardano i più ampi settori della vita quotidiana, può arricchirsi e svilupparsi solo se alla base c’è uno studio di tipo letterario che le permette di avere caratteri di universalità per entrare in contatto con altre civiltà.
Questa è l’idea fondante che anima le riflessioni linguistiche presenti in modo sparso nelle pagine dello Zibaldone di Leopardi, le cui considerazioni possono essere emblematicamente riassunte con la sua definizione “una lingua non è mai perfettamente ricca”.

Dall’analisi di alcuni pensieri di Leopardi annotati nel suo celebre scartafaccio di appunti si capisce bene che secondo il poeta le radici di un linguaggio ben strutturato e flessibile non si devono mai abbandonare, ma devono essere elaborate e rese vive nel presente affinché possano contribuire a far raggiungere la massima ricchezza di a un linguaggio nazionale.
Inoltre Leopardi pensa che ci sia un rapporto di proporzionalità diretta tra la ricchezza della lingua e il progresso civile: perciò più povera è la lingua di un popolo tanto più quel popolo è lontano dall’incivilimento.
Egli ritiene che il progresso è dato da un bisogno di conoscere, di avvalersi di una cultura, ed è così che l’uomo ha inventato la comunicazione e la scrittura.

Interessanti sono i confronti che il poeta instaura tra varie concezioni e parole come espressioni di differenti visioni della vita e di diversi habitus. Un’unica considerazione che abbraccia le peculiarità delle diverse lingue e civiltà si coglie nell’idea di fondare una lingua della conversazione densa di europeismi (con particolare prevalenza dei francesismi), e nell’individuare una nomenclatura scientifica e tecnica non necessaria alla letteratura.

La ricerca etimologica che il poeta presenta in modo oculato per ciascun termine che abbia significati storici, filosofici e religiosi, dimostra che il pensiero storico-linguistico leopardiano non è così distante da quello dantesco soprattutto se si leggono alcuni passi del De vulgari eloquentia, opera in cui Dante difende il volgare illustre rispetto al latino. La forza con cui Dante sostiene la necessità storica di individuare tre ceppi linguistici europei fondamentali è la prova della sua sensibilità per la questione della lingua che viene strettamente legata alla concezione di una civitas europea caratterizzata dall’interazione linguistica.

Se a distanza di secoli dalla trattazione dantesca e dopo circa duecento anni dalla stesura dello Zibaldone leopardiano osserviamo la realtà linguistica attuale nazionale ed internazionale, rileviamo che le lingue moderne tendono alla semplificazione e, in particolare, la lingua italiana tende a perdere i caratteri di “conservatività”; tuttavia la lingua è un fenomeno vivo e in continua evoluzione e quindi è “naturale”, secondo le teorie leopardiane, che accolga parole del substrato dialettale o neologismi sovranazionali. Questa considerazione è necessaria per spingere i giovani ad avere una cognizione storica delle lingue e dei processi di semplificazione nella comunicazione, anche a causa delle nuove tecnologie.

Orazio nella lontana età augustea affermava nell'Ars poetica vv.108-111: “Format enim natura prius non intus ad omnem/ fortunarum habitum; iuvat aut impellit ad iram, /aut ad humum maerore gravi deducit et angit; /post effert animi motus interprete lingua”. “ È la natura, infatti, che nell'intimo anzitutto ci plasma in base ad ogni circostanza possibile; ci allieta o ci trasporta alla collera o anche ci deprime, ci angustia con affanni tormentosi. In un secondo tempo, questi sentimenti li traduce in linguaggio”.

Pertanto non dobbiamo rinunciare alla naturalezza della lingua, ma ciò non significa impoverire la comunicazione e la nostra cultura.


Pubblichiamo il piccolo glossario leopardiano realizzato dagli studenti delle classi III A, III B e III D del liceo A. Poliziano di Montepulciano insieme ai loro insegnanti, prof. Raffaele Giannetti, prof.ssa Chiara Cirillo, prof.ssa Antonella Morgantini e con la supervisione delle prof.sse Alessandra Canali e A. Valeria Saura dell’Accademia della Crusca.


Elenco dei termini leopardiani studiati e definiti:

  • Armonia
  • Barbarie
  • Canto
  • Civiltà
  • Credenza
  • Culto
  • Discordia
  • Errore
  • Esempio
  • Fantasia
  • Favola
  • Fortuna
  • Idolo
  • Invenzione
  • Malizia
  • Memoria
  • Meraviglia
  • Mistero
  • Mitologia
  • Mondo
  • Monumento
  • Noia
  • Perfezione
  • Popolo
  • Radice
  • Segreto
  • Unità
  • Volgare


Edizione di riferimento dello Zibaldone:


Bibliografia

  • G. Leopardi, Tutte le opere, introduzione di Walter Binni, a cura di Walter Binni con la collaborazione di Enrico Ghidetti, vol. secondo, Sansoni Editore, Firenze 1969
  • S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, UTET, fondato nel 1961, pubblicato nel 2002.
  • F. Cacciapuoti (a cura di), Zibaldone di pensieri, Donzelli, Roma 2014
  • M. Cortellazzo, P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 1980.
  • GRADIT, Grande Dizionario d’Italiano dell’uso, ideato e diretto da T. De Mauro, UTET, Torino 2000
  • A. Nocentini, L’etimologico. Vocabolario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze 2010
  • Vocabolario della lingua italiana, Istituto della Enciclopedia fondata da Giovanni Treccani, Roma 1987.
  • Vocabolario degli accademici della Crusca (tutte le edizioni in rete): www.lessicografia.it

Sitografia