Viaggio nelle parole della cucina toscana

Attività didattica realizzata nell’a.s. 2015-2016 dalla classe 1D dell’ Istituto Professionale Alberghiero “A. Saffi” di Firenze


L’attività è stata condotta dalla docente Lorella Rotondi che, insegnando italiano e storia nell'Istituto Professionale Alberghiero “A. Saffi”
di Firenze, ha potuto lavorare con la classe 1D almeno tre ore a settimana, da ottobre 2015 a febbraio 2016.

Il tema della cultura e della gastronomia toscana si è rivelata fonte di grande interesse, specie al biennio, in cui si insiste sullo studio di Firenze e della sua regione in modo trasversale, per arrivare a conoscere poi la mondialità anche attraverso la cucina, tenendo forte e chiaro il focus sull'identità culturale di partenza. Questa, infatti, non può prescindere da un viaggio nelle parole del cibo del nostro territorio, che abbiamo selezionato accuratamente, senza alcuna pretesa di esaustività.

L’attività è stata suddivisa in tre parti:

  1. I salati
  2. Pane e dolci
  3. Proverbi e modi di dire

I ragazzi hanno utilizzato il vocabolario di lingua italiana, il vocabolario del vernaholo fiorentino, testi di cucina classici e siti qualificati; hanno incontrato esperti sulla storia di Firenze e sulla cultura fiorentina, ed hanno elaborato in classe e a casa le interviste a nonni e amici del circolino o della Misericordia di quartiere.

Questo lavoro li ha portati a sperimentare nuovi sapori per migliorare i nostri piatti e a scoprire che il cibo, oltre ad avere un ruolo simbolico nelle religioni e tradizioni culturali, è anche protagonista di tanti libri, film, ricettari, poesie e manifestazioni artistiche. Infine, ognuno di loro ha riflettuto sul fatto che il cibo può riportare alla memoria momenti d'infanzia sia belli che brutti e che una sana alimentazione può essere un'arma contro la solitudine, la tristezza e l’abbandono.


Responsabile dell’attività:
prof.ssa Lorella Rotondi

Hanno preso parte all’attività gli allievi:
Silvana Altieri, Marco Bandini, Marco Barcucci, Thomas Brandi, Juri Camarrone, Lapo Caparrini, Christopher Cini, Chiara Gabelli, Lorenzo Gasperini, Yuri Giacomelli, Michelangelo Jakoberaj, Frensis Lamaj, Giuliana Loredana Lazzarone, Marco Maragliano, Marco Mariani, Roman Mykulyak, Tania Peruzzi, Giulio Preda, Alessia Saccone Territò, Andrea Silei, Naxhije Sinameta, Dominique Tangiani, Tommaso Trentanovi, Alessio Vargas Santos


L’attività, attraverso i suoi tre percorsi, I salati, Pane e dolci e Proverbi e modi di dire, ha come obiettivo primario quello di far riflettere gli alunni sull’origine delle parole e dei modi di dire legati al cibo.
Un lavoro lento e complesso, specie nella fase di “raccolta” delle parole. I riferimenti orali stanno scomparendo e ci si deve rivolgere alle fonti più varie, dal momento che questo settore è spesso svincolato da regole filologiche e verifiche storiche.

Apprendere che la cucina dà luogo a vere e proprie contese e scontri come capita, ad esempio, nel calcio, ci ha sorpresi molto. Abbiamo scoperto, inoltre, che alcuni americani sono convinti di essere gli inventori della pizza e chiedono se anche in Italia la possono trovare buona come da loro. Questo equivoco è dovuto a molti fattori, tra cui la diffusione delle grandi catene di distribuzione e al fatto che è quasi esclusivamente italiana la cura e la tradizione dei tre pasti al giorno calibrati in base a una dieta mediterranea.
Ora le cose stanno cambiando anche da noi, ma la prima colazione e la cena restano punti fermi per la maggior parte delle famiglie. Il pranzo rimane nella maggior parte dei casi un'aspirazione quotidiana che tende a evitare i panini, preferendo, possibilmente, un primo piatto caldo.


Attraverso le parole abbiamo scoperto che il territorio fiorentino era abitato già dal VII sec. a. C e che le tombe etrusche circostanti, tutte collocate sulla sommità di colline come Fiesole per ragioni di salubrità e di difesa, hanno custodito cereali, legumi, vitigni.
In epoca romana Firenze si sviluppa e nelle campagne si diffondono le fattorie, poste in prossimità dei corsi d'acqua e delle vie di comunicazione. L'insediamento sparso continua in epoca longobarda (lo testimoniano i nomi di origine longobarda come Cafaggio, Gaggio, Dudda) e successivamente si diffondono i grandi domini feudali. Ma è il basso Medioevo a dare forma alle nostre campagne che produrranno la ricchezza dei mercati e mercatali fiorentini e toscani.

Dopo il Mille, con la rinascita economica e l'aumento della popolazione, si aprono castelli fortificati, monasteri, abbazie, pievi e chiese. I borghi crescono intorno alla piazza principale, la città intorno ai due centri significativi: il palazzo dei cittadini, Palazzo Vecchio, la Casa dei fedeli, il Duomo e le altre Chiese fiorentine, luogo liturgico, ma anche adibito a sacre rappresentazioni e adunanze. Alla fine del Medioevo e nella prima età moderna si diffonde la mezzadria che si manterrà fino al Novecento, modificando il paesaggio con scelte agrarie e insediamenti sparsi.


È possibile trovare esempi dell’arte e della cultura fiorentina non sono solo nei monumenti o nella letteratura, ma anche nella cucina. La gastronomia fiorentina non è molto famosa (generalmente si parla di ‘cucina italiana’), ma vanta l’elogio della cucina frugale, quella povera dei contadini, che punta a valorizzare i prodotti della terra.
La base di partenza, infatti, è stata proprio la terra, che ha garantito prosperosi ortaggi e selvaggina in quantità, alimenti primari della cucina del capoluogo toscano.
Nel Chianti fiorentino e senese, ma anche nel Mugello o nel Casentino, si possono scoprire molte ricette antiche e interessanti e ognuna ha una storia tutta sua. Una costante, comunque, sono gli ingredienti naturali: nel passato, infatti, le merende offerte ai bambini erano costituite da pane e olio, panello con l'uva, castagnaccio, pane con vino e zucchero e i nostri antenati mangiavano a pranzo e a cena cibi molto semplici con pochi ingredienti, anche se molte ricette contenevano sostanze ipercaloriche perché le persone lavoravano nei campi e avevano bisogno di tanta energia per l'intero arco della giornata.


Concludiamo con una “assaggio” di parole del cibo, o legate al cibo, di uso prevalentemente toscano.

  • ARISTA
    Taglio di carne del maiale corrispondente alla schiena e al lombo, indica, per estensione, l’arrosto di maiale cucinato con sale e pepe, aglio e rosmarino. L’etimologia è incerta ma sembra che il termine risalga al 1300 o che sia addirittura precedente. Un aneddoto riconduce le sue origini al 1400, quando a Firenze si tenne il concilio della Chiesa d'Oriente e d'Occidente. Ai notabili greci venne servito questo piatto e si racconta che il loro commento sia stato “aristos”, cioè ottimo!

  • BACCELLO
    Il vegetale che si mangia preferibilmente accompagnato dal pecorino fresco o ‘abbucciato’, cioè con la crosta già formata dopo 20 giorni di stagionatura. Mai pronunciare il suo sinonimo altrove diffuso, fava, perché a Firenze si intende altro e per estensione diventa un insulto piuttosto diffuso.

  • BECCAI
    Costituivano una delle 14 Corporazioni di Firenze (7 maggiori e 7 minori), quella dei macellai. Il Palazzo dell'Arte dei Beccai è in via Orsanmichele; la sua costruzione è trecentesca e l'antico nome era Palazzo dei Capitani di Orsanmichele. Attualmente ospita l'Accademia delle Arti del Disegno fondata da Cosimo I nel 1563.

  • BRIGIDINO/BRIGIDINAIO
    Nome della pasta sfoglia all'anice e del suo venditore. Specialità di Lamporecchio, ma diffusa in tutto il territorio toscano. Altrove brigidinaio non è parola facilmente intesa.

  • CIVAIE/CIVAIOLO
    Nome dei legumi secchi e del loro venditore; oggi spesso vende anche casalinghi, per poter mantenere la bottega aperta.

  • MASCÉ
    Sinonimo di purè, parola che deriva dal francese purée, indica un passato di patate precedentemente lessate.

  • MIGLIACCIO
    Dolce di farina di castagne, sottile come una sfoglia ma ben più consistente.

  • PATTONA
    Polenta morbida. Può essere di mais o di castagne. Questo piatto è ricordato anche nella canzone “La capannuccia” di Riccardo Marasco, cantautore fiorentino scomparso nel 2015.

  • POMI
    Cachi, diosperi, loti, tutti sinonimi per indicare il noto frutto autunnale, dono dei raggi che inclinano verso l'inverno, ma che conservano il ricordo della bella stagione appena superata.

  • POPONE
    Sinonimo di melone, frutto estivo giallo con la rete, o calabrese bianco e liscio reperibile tutto l'anno. In estate si accompagna al prosciutto.

  • POPPA
    Parte dell'animale vaccino che col buco, la potta, il lampredotto e la trippa costituisce il “quinto quarto” dell'animale macellato. In Spagna è noto come criadillas de terner (testicoli di toro). Un tempo l'uccisione di un animale era una festa collettiva. Dell'animale, qualsiasi animale, non andava buttato nulla, dal sangue alla pelle, alle piume, magari non tutto destinato all'alimentazione. A Firenze, fra i cibi di strada più venduti troviamo il panino col lampredotto o la vaschetta di trippa alla fiorentina. La poppa è per veri intenditori.

  • POPPE DI MONACA
    Dolcetti di meringa. L’espressione è un po' irriverente, ma associa il pallore del dolce a quello della verginità e alla delicatezza, tipico delle suore.

  • PORCHETTA
    Maialino macellato, riempito di aromi d'arrosto, cotto intero nel forno. Molto diffuso non solo in Toscana, ma in tutto il centro Italia.

  • TRIPPA/TRIPPAIO
    Nome di un piatto che potremmo definire uno street food fiorentino e del suo venditore. Oltre alla poppa, il trippaio prepara anche panini all'inzimino, specie di venerdì, ripieni di seppie in umido con verdura.

I tre glossari:

  • I SALATI
  • PANE E DOLCI
  • PROVERBI E MODI DI DIRE

Bibliografia

  • G. Alessi, Alla pentola dell’oro, Margius, Firenze, 1994
  • P. Bacci, Firenze. Segreti, storie, misteri, curiosità, Pontecorboli Editore, Firenze, 2013
  • F. Baggiani, P(r)eso di mira, Edizioni Clichy, Firenze, 2014
  • R. Cantagalli, Guida ai detti toscani, Sugar editore, Milano, 1972
  • L. Giordano, Gli affresci della cupola di Santa Maria del Fiore, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 2015
  • C. Lapucci, Proverbi e motti fiorentini, Accademia dell’Iris, Firenze, 2011
  • P. F. Listri, Il dizionario della Toscana a tavola, Le lettere, Firenze, 2004
  • E. Piazzesi, Il nuovissimo libro della cucina fiorentina, Bonechi editore, Firenze, 1995
  • S. Rosi Galli, Vohabolario del vernaholo fiorentino e del dialetto toscano di ieri e di oggi, Romano editore, Firenze, 2009