ACQUA ALLE ROTE E VINO ALL’ARROTINO |
Frase con la quale si intende dare inizio a un lavoro. |
A GUSTO GUASTO NON PIACE NESSUN PASTO |
Quando uno non ha fame, ovvero è disturbato da qualcosa che gli ha fatto male, disdegna qualunque piatto prelibato. |
AMMAZZA IL TORDO |
Si dice di una persona con l'alito cattivo. Iperbole tanto più curiosa in quanto il tordo passa per uno degli uccelli più sani e robusti (“grasso come un tordo”). |
A PICCE |
Significa in gran quantità. La piccia (da “appiccicare”) è una coppia, talvolta di pani o altro, ma in genere di fichi secchi aperti e uniti due a due, spesso con anici, noci o mandorle in mezzo. |
BOCCON DELLA CREANZA |
Secondo un'antica regola di galateo, ancora in uso fra la gente semplice delle campagne lucchesi, è quel pochino di cibo che si lascia nel piatto, specialmente quando si è ospiti, per non far mostra di eccessiva ingordigia. |
CHI LAVORA COL MIELE SI LECCA LE DITA |
Inevitabilmente, chi maneggia una cosa ghiotta l’assaggia, chi tratta denari ne pizzica, chi è a contatto con roba preziosa se ne serve. |
CHI SPILLUZZICA NON DIGIUNA |
Chi mangiucchia e assaggia continuamente ha sempre qualcosa in bocca e non soffre la fame. Si dice di coloro che hanno il vizio di mangiare sempre qualcosa, o che stando in cucina assaggiano in continuazione le pietanze, quindi a tavola non mangiano o sembrano disappetenti. Indica anche l’atto di chi, facendo il digiuno penitenziale, calma l’appetito con qualche bocconcino, credendo di non venir meno al precetto: ma anche mangiando pochissimo si rompe il digiuno! A Firenze si usa spelluzzicare invece di spilluzzicare per indicare l’azione di chi sottrae piccole parti da un insieme, in maniera che non si noti, soprattutto di cibi o ghiottonerie. |
COME FRA’ DOLCINO CHE NASCOSE IL SALAME IN BIBLIOTECA |
Si dice di chi ne sa una più del diavolo, perché capisce immediatamente il punto debole di una persona, la soluzione di un problema.
Fra’ Dolcino era un cercatore che aveva avuto in elemosina un salame squisito di cui non voleva che i confratelli avessero parte. Questi lo vedevano sempre mangiare quell’ottimo salame e non riuscirono mai a scovarne il nascondiglio. Quando fu finito, seppero che il furbo fraticello, sapendo quanto i frati erano ignoranti e refrattari ai libri, lo aveva nascosto nel luogo dove essi non andavano mai: in biblioteca. |
CON LA SCUSA DEL PREZZEMOLO GIRA L’ORTO |
Si dice quando una persona, con la scusa di chiedere poco, una cosa da niente, approfitta per rifornirsi, ovvero di farsi dare qualcosa d’importante, come chi, per un po’ di prezzemolo, gira nell’orto e prende due pomodori, qualche zucchino, dei cetrioli, un po’ d’insalata. |
COSTA PIÙ LA SALVIA DEL TORDO |
Si usa quando l'involucro costa più della cosa al suo interno, o quando il prezzo della consegna di un oggetto supera l'importo pagato per comprarlo. |
COTTO IL CAVOLO E SPENTO IL FOCO |
Si dice quando la cosa è già fatta, finita, compiuta e non si può cambiare né aggiungere nulla. |
DAL BRODO SI VEDRÀ SE GLI È PECORA |
Dai frutti si conoscerà l’albero; dai risultati vedremo il valore di qualcuno o di un’azione. |
DARE IL PANE E LA SASSATA |
Equivale a fare un favore ma con modi sgarbati. |
ESSERE PANE E CACIO |
Andare d’amore e d'accordo.
Solo un paragone ghiotto e universale come quello del pane e del formaggio può esprimere tanta armonia. Il formaggio, del resto, nella mitologia popolare è sempre uno degli ingredienti essenziali della sopravvivenza. |
FINCHÉ DURA FA VERDURA |
Intercalare che può fermarsi alla prima parte per indicare che una cosa si adopra finché c’è, senza darsi pensiero di risparmiarla, che un oggetto si adopra finché non si rompe e poi si getta. Probabilmente la seconda parte si riferisce a una pianta da frutto che è sterile e si tiene in giardino come ornamento (per far verdura). |
FIORENTIN MANGIA FAGIOLI, LECCA PIATTI E ROMAIOLI |
Per questa strofetta, probabilmente suggerita da un senese, un tempo si poteva scatenare una rissa, quando i fagioli erano ritenuti cibo volgare, da poveracci. Oggi, lessi o all’uccelletto, non mancano mai nel menu del ristorante di lusso: pastosi, quasi senza buccia, morbidamente velati d’olio o rossi di pomodoro, sono il simbolo della vera cucina casalinga. I turisti, i milanesi, i romani, credono che a Firenze si mangi solo bistecca alla brace, cioè, come la chiamano loro, “fiorentina” (magari anche quando non supera le dimensioni assurde di una braciola. Per un fiorentino, invece, solo un “conchino di fagioli” può evocare la fuligginosa, sapida, genuina trattoria della vecchia Firenze. La bistecca, in fondo, è sempre stata cibo d’élite, da signori. |
IL PECORINO (o L’AGNELLO) DI DICOMANO BELAVA POCO E A SPROPOSITO |
Espressione ormai letteraria che significa “parlare a stento e dire più spropositi che parole”. Dicomano è un paese del Mugello da cui un tale, in tempi remoti, si recò a Firenze con un agnello nascosto in una cesta e coperto con altra merce. Con tale trucco la gente del contado riusciva spesso a non pagare la gabella alle porte della città e questo tale pensava la cosa fosse facile, dato che per tutto il viaggio l’agnello non fece il minimo rumore. Quando però furono davanti ai gabellieri si mise a belare rovinando il disgraziato. |
LA FAME È IL MIGLIOR CONDIMENTO |
La frase richiama la frugalità fiorentina nel cibo, per cui il proverbio faceva parte del repertorio della sapienza che s’impartiva a tavola. |
LA MESSA È FINITA, MA ORA C'ENNO GLI ERBUCCI |
A Pisa e a Livorno l’erbuccia è il prezzemolo e indica cosa di poca di poca importanza. In Lucchesia, invece, si chiamano scherzosamente erbucci le brevi preghiere. Quindi il detto potrebbe voler dire che il grosso è fatto e rimangono solo i dettagli. |
L’ARTE DEL CUOCO FINISCE IN TRISTO LOCO |
Il lavoro di chi cucina, per quanto apprezzato, non solo ha vita effimera, ma la conclude in breve tempo. |
LEVARE IL VIN DA’ FIASCHI |
Verificare, dopo congetture, discussioni, ipotesi, come sta veramente una cosa, rivolgendosi direttamente dove questo si può sapere con sicurezza. Come chi discute se il vino sarà buono o meno, lo sa soltanto al momento che lo toglie dal fiasco e l’assaggia. |
LEVARSI LA SETE COL PROSCIUTTO |
Il prosciutto toscano è salato e invita a bere. Il detto si applica a chi per risolvere un problema prende la via opposta, ovvero quella di assetarsi ancora di più. |
MANGIA ANCHE AL BUIO |
Si dice di una persona particolarmente affamata. |
MANGIA COME UN TRIBUNALE |
Indica la capacità di qualcuno di riuscire a ingurgitare quantità incredibile di cibo; viene così espressa la grande diffidenza popolare del trovar giustizia nei tribunali, verso chi si approfitta della semplicità e ignoranza che il popolo riconosce di se stesso. |
MANGIAR LA PAPPA IN CAPO A UNO |
Essere di tanto superiori di forze, di capacità, d’età, da ridicolizzare una persona nel semplice confronto. |
MANGIA E BEI |
Nel resto d’Italia indica un gelato con frutta e liquore servito in bicchieri a calice di grandi dimensioni; in Toscana l’espressione viene usata soprattutto quando si mangia il cocomero. Un tempo indicava una pasta dolce di forma incavata nella quale si versava un po’ di liquore, in genere rosòlio. Era una vecchia e semplice ghiottoneria da fiera di paese o fuoriporta. La stessa chicca o “confortino” veniva chiamata in Lucchesia, e forse da qualche parte la chiamano ancora, guscetto. |
MURARE A SECCO |
Quando si mangia senza bere. |
NON È IL BERE, È IL RIBERE, DISSE L’UBRIACO |
Si usa per indicare che una persona non si ubriaca bevendo una volta sola, ma facendolo di nuovo. |
NON TENERE UN COCOMERO ALL’ERTA |
Significa non riuscire a tenere un segreto, come fa chi non è in grado di trattenere un cocomero in cima a una salita in modo che non rotoli a basso. |
NELL’UVA CI SON TRE VINACCIOLI: UNO DI SALUTE, L’ALTRO DI ALLEGRIA E IL TERZO DI FOLLIA |
Indica l’effetto che fa il vino se bevuto moderatamente, oppure abbondantemente ed esageratamente. Si racconta che il diavolo, allorché vide Noè piantare la vigna, ebbe un assalto di invidia per il bene che sarebbe venuto agli uomini, e nella notte volle distruggerla. Ma Dio glielo impedì e allora il diavolo chiese al Signore di poterla annaffiare. - Questo te lo consento - rispose il Padre Eterno. Allora il demonio innaffiò a suo modo. Per prima cosa sgozzò un leone e ne raccolse il sangue in un secchio e con questo innaffiò la vigna dicendo: - Chi berrà un po’ di questo vino si sentirà subito forte come un leone! Andò poi a prendere un agnello e sgozzò anche questo, ne raccolse il sangue in un secchio e ci annaffiò ancora la vigna, dicendo: - Chi berrà in abbondanza questo vino si sentirà subito mansueto come un agnello. Finalmente sgozzò una scimmia e, fatta la stessa annaffiatura col suo sangue, disse: - Chi berrà in eccesso di questo vino si sentirà subito stupido come una scimmia E così fu. |
PER AMOR DEL LADRO SI BACIA IL CULO AL PORCO |
Quando conviene, anche una persona di cattiva fama riceve una buona accoglienza; di fronte all’utile, si guarda poco alla pulizia, materiale e morale. |
PIANTARE PORRI E RACCOGLIER CIPOLLE |
Fare un buono o cattivo affare, ottenendo molto di più o meno di quanto era previsto. |
SCIALA MENGHINO, T’HO COTTO UN UOVO |
Frase con cui si sottolinea che l’abbondanza o lo sciupo di una cosa è più presunto e apparente di quanto lo sia realmente, ovvero: non è il caso di esaltarsi per così poco, di far tanta festa per un magro vantaggio, una piccola vincita, una limitata fortuna. |
TU SENTIRAI CHE ORZO! DISSE QUEL TALE CHE INVITÒ L’AMICO A CASA A PRENDERE UN CAFFÈ |
Si dice in senso ironico per preparare una persona a una sorpresa, a qualcosa che non si aspetta, sia in più che in meno. |
VINO VECCHIO E BRIGIDINI DI LAMPORECCHIO |
Il brigidino è un dolce popolare, una cialda dolce, col sapore d’anice, presente in tutte le fiere, le feste e i mercati di un certo livello. Venduti in cartocci o sacchetti, i brigidini si mangiano anche per passatempo. Pare che provengano dal monastero pistoiese di Santa Brigida. A Lamporecchio (Pistoia) si fanno i migliori e più famosi brigidini di quella zona, sempre reperibili nei mercati e nelle fiere. |