Progettare un curricolo verticale per competenze per l’italiano

Se guardiamo ai risultati delle rilevazioni internazionali, gli studenti italiani risultano in grave difficoltà soprattutto se si trovano ad affrontare un problema posto in un contesto concreto, se si trovano a dover argomentare il loro pensiero; conoscono concetti generali e procedure ma non li sanno calare in situazioni nuove, non sanno leggere testi discontinui. Dunque, mettere i ragazzi nelle condizioni di realizzare un pieno successo formativo non è più solo un obiettivo dell’istruzione, ma diventa una questione di diritti sociali: il letteratismo (literacy) può allora essere considerato come la versione moderna del diritto universale di saper leggere e scrivere, consacrato dall’Illuminismo come bene universale della persona, oggi diremo anche e soprattutto del cittadino.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario che la scuola operi quasi un capovolgimento di ottica: da una scuola che punta sulla continuità del curricolo verticale come mito, si dovrà puntare su una “discontinuità utile”, intesa come sviluppo di competenze, realizzabili attraverso la proposizione di ambienti di apprendimento diversi, progressivamente arricchiti, che mettano in atto simultaneamente processi di separazione e interconnessione, in una sorta di curricolo che diventerà non più linearizzato verticalmente ma “a spirale”.

La didattica di un curricolo per competenze è una didattica interattiva e dialogata, che adotta un metodo di lavoro basato su processi da attivare e sulla costruzione di un clima favorevole che stimoli la risoluzione libera di situazioni problematiche, domande, curiosità.

Lavorare in aula per competenze significa limitare i momenti di lezione frontale, sostituendoli con attività in cui sono in gioco capacità, conoscenze, abilità operative diverse, da integrare per raggiungere l’obiettivo, che riguarderà situazioni nuove e stimolanti per l’allievo. I contenuti saranno sempre contestualizzati e mai presentati come fini a se stessi: in uscita il discente sarà sottoposto a prove in cui dovrà confrontarsi con situazioni problematiche da risolvere in base alle competenze acquisite.

Proviamo a pensare a cosa possiamo fare e a cosa invece dobbiamo evitare quando cominciamo a costruire un curricolo per competenze per l’italiano. Tocchiamo qui solo alcuni dei nodi problematici dell’insegnamento dell’italiano. Alla fine proponiamo qualche materiale per l’approfondimento.


COSA FARECOSA NON FARE
Partire dall’oralità naturale sviluppando ambienti diversi di apprendimento (raccontare una barzelletta, spiegare una ricetta, presentarsi…).Presentare la lingua parlata come ente monolitico.
Prevedere momenti di interazione libera e di interazione strutturata: registrare le attività, capitalizzando i risultati.Privilegiare il parlato del docente e lasciare come unico spazio di parola del discente quello della verifica orale.
Proporre attività sulla canzone, sulla lingua trasmessa.Progettare interventi didattici solo sul testo scritto.
Proporre testi scritti continui e non continui, scoprendone i fili della coesione e della coerenza.Lavorare prevalentemente sul testo letterario, analizzandolo solo dal punto di vista del contenuto.
Proporre laboratori di scrittura di testi sulla base di altri testi: sintesi, riassunti, riduzioni, parafrasi.Lavorare sul riassunto in modo estemporaneo, senza evidenziarne le caratteristiche costitutive.
Giocare con le parole: montarle e smontarle, proporre e creare giochi linguistici, inventare parole nuove. Usare gli strumenti: dizionari cartacei e online, lemmari.Lavorare sul lessico con schede che stimolano l’apprendimento mnemonico delle strutture di costruzione delle parole.
Proporre una grammatica deduttiva, in interazione con i testi, come attività intelligente, che pone quesiti e cerca strategie di risoluzione.Proporre una grammatica normativa. Lavorare su esercizi, non su problemi.
Procedere per gradi nello studio della morfosintassi, non semplificare troppo, evitare le categorizzazioni su base esclusivamente semantica.Proporre categorie su base semantica prima di aver capito la loro funzione sintattica.
Banalizzare senza problematizzare.
Studiare la punteggiatura nelle sue basi sintattiche e testuali.Studiare la punteggiatura come fenomeno corrispondente all’intonazione nel parlato.


Proposte per l’approfondimento