La recensione. Prima lezione di storia della lingua italiana

Luca Serianni, Prima lezione di storia della lingua italiana, Editori Laterza, Bari 2015



È uscito per i tipi di Laterza un volumetto agile che offre, con la consueta serietà e trasparenza espositiva dell’autore, un utile profilo di storia della lingua italiana. Questa disciplina, nata nel 1938 con Bruno Migliorini, non ha riferimenti scolastici e, come sottolinea l’autore, è ancora poco nota al grande pubblico.

Proprio al grande pubblico, e al mondo della scuola, è indirizzato il libro che, nei sette capitoli che lo compongono, più un indice dei nomi e delle cose notevoli, svolge un percorso ricco e puntuale, con frequenti richiami ai testi, esempi e curiosità volti a precisare la natura della disciplina e ricostruire un attendibile percorso della nostra lingua fra continuità e discontinuità.

Partendo ab ovo (l’incipit del libro è «Di che cosa si occupa la storia della lingua?»), Serianni offre un quadro rigoroso in diacronia (primo capitolo, Le fondamenta) e in sincronia (quinto capitolo, Scritto e parlato). Come è sua consuetudine, lo studioso utilizza esempi essenziali e non convenzionali per spiegare i vari passaggi linguistici e per illustrare alcuni punti fondamentali della riflessione scientifica contemporanea quali la presenza, nell’italiano, di un lessico dotto attinto direttamente dal latino, la funzione dei dialetti nella nostra storia o, ancora, il ruolo veicolare svolto dall’italiano in ampie zone del Mediterraneo.
Ecco allora la ricostruzione ‘interna’ alla lingua (gli sviluppi strutturali della fonetica, la morfologia e la sintassi) e l'analisi dell'apporto esterno, culturale e antropologico, alla formazione dell’italiano moderno che, sovente, ha determinato un repentino cambiamento nella lingua stessa, come è avvenuto in passato per rivoluzioni, inondazioni guerre o epidemie quali, ad esempio, la peste del 1348, che hanno causato sconvolgimenti e trasformazioni.

«Si può sostenere - afferma infatti Serianni - che la storia di una lingua altro non sia che una particolare declinazione della storia generale, alla stregua della storia dell’arte o delle istituzioni sociali».

È un percorso che smonta stereotipi diffusi, affermando che esiste un italiano nascosto parlato dai dialettofoni ben prima dell’Unità d’Italia; e che l’idea che i dialetti abbiano dominato incontrastati la comunicazione orale è in realtà solo un solido pregiudizio. Tanti dunque sono gli spunti utili offerti dal libro sia al lettore generico, sia all’insegnante che può utilizzarlo in classe per affrontare o approfondire snodi fondamentali nell’educazione linguistica e letteraria dei ragazzi. Si veda, a titolo di esempio, il capitolo secondo, Dal latino all’italiano, dove, in forma assai chiara e puntuale, viene ricostruito il passaggio dal latino all’italiano definito il latino del XXI secolo. O ancora laddove si sottolinea la funzione della letteratura che, di fronte alle ricorrenti tentazioni di separatismi e autonomie, riafferma e testimonia che l’unità linguistica italiana esiste ed è esistita ben prima dell’Unità politica: fatta l’Italia era già fatto l’italiano.