La recensione. Lezione di italiano. Grammatica, storia, buon uso

Francesco Sabatini, Lezione di italiano. Grammatica, storia, buon uso, Mondadori, Milano 2016


Ancora una volta Francesco Sabatini torna a parlare della lingua con le sue consuete capacità di affabulatore: «Questo è un libro sulla lingua, in particolare sulla lingua italiana. Una lingua che già conosci, altrimenti non potresti leggere questo testo». Già l’incipit del dialogo primo rivela immediatamente il tono confidenziale e accattivante con cui si rivolge al lettore.

Così, dopo aver affermato che la lingua è impressa nel cervello di ognuno di noi fin dai primi anni di vita e che, ancor prima di andare a scuola, abbiamo imparato a fare silenziosamente l’analisi grammaticale e logica, Sabatini accompagna il lettore nelle riflessioni generali e nell’analisi delle questioni più complesse e articolate.

L’intenzione, sottolinea l’autore, non è quella di una esaltazione “nazionalistica” del nostro idioma, ma di portare un vasto pubblico alla conoscenza dei meccanismi del linguaggio umano per giungere alla consapevolezza dell’importanza della lingua madre come strumento per acquisire e costruire la conoscenza di sé e l’interpretazione del proprio ambiente sociale e culturale.


La prima parte del libro, formata da dieci capitoli chiamati dialoghi perché intendono appunto dialogare con il lettore, ci accompagna nella conoscenza dei meccanismi attraverso i quali la lingua si “imprime” nel cervello umano, per poi evolversi in funzione dell’ambiente e dei bisogni.
Capire, parlare, scrivere: Sabatini indaga il crescendo di complessità dei meccanismi di funzionamento del linguaggio umano, con puntuali riferimenti alle attuali conoscenze delle neuroscienze. Dalla funzione cognitiva alla funzione comunicativa del linguaggio verbale, si ripercorre la storia della lingua italiana, passando per l’invenzione della scrittura, la formazione delle grandi lingue alfabetiche, l’azione modellatrice del latino.

I dieci dialoghi sono intervallati da alcune “provocazioni” che pongono bruscamente il lettore di fronte a un quesito o a un dubbio, per testare la propria competenza linguistica, ma soprattutto per sollecitare riflessioni.


Ai dialoghi della prima parte seguono gli inviti della seconda, in cui si pone l’attenzione sull’indispensabile conoscenza riflessa del meccanismo della lingua e sul trattamento che di questo meccanismo si fa quando si producono testi di qualsiasi tipo.
Un intero capitolo, l’invito 3, rappresenta un tuffo a capofitto nella grammatica valenziale: un brevissimo corso di grammatica scientifica, in cui viene scardinato il modello lineare tradizionale, per lasciare il posto a un modello in cui le frasi si formano nel nostro cervello, per impulso del verbo, che esprime l’operazione mentale di messa in relazione delle cose o dei fatti presenti in una determinata scena.


La lezione di italiano, una fotografia in cui possiamo vedere «l’arrivo della popolazione italiana al traguardo di una sostanziale unità sociopolitica e linguistica», si conclude dando un rilievo particolare a tutti coloro che operano nel campo della scuola, in particolare alla figura dell’insegnante, che «ha la responsabilità di formare alla base e sviluppare fino ai livelli più alti, alla luce delle scienze delle lingue, della mente e dell’educazione, le capacità linguistico-cognitive dell’intera popolazione nel suo rigenerarsi».