La recensione. Il mondo visto dalle parole. Un viaggio nell’italiano di oggi

Giuseppe Antonelli, Il mondo visto dalle parole. Un viaggio nell’italiano di oggi, Solferino, Milano, 2020


«Le parole sono pietre. Pietre che rotolano nel tempo e intanto s’impastano di storia, trattenendo un poco di ogni epoca. E molto della nostra vita: perché tutti viviamo una vita tra le parole. Parole d’amore e d’odio, parole di lavoro; parole dette, scritte, lette, ascoltate, sentite e dimenticate, parole sbagliate».

Comincia così il viaggio di Antonelli nell’italiano di oggi, un viaggio che si dipana in tre tappe: Una vita tra le parole, Dimmi come parli, L’influenza delle parole.

La prima comincia col presentare un libro appassionante e diverso dal solito, che narra «una storia corale fatta di tantissime voci diverse, ognuna con la sua storia alle spalle: dall’anno di nascita alla famiglia di provenienza»: il vocabolario. E l’invito a leggerlo, appunto, come un romanzo ci sembra un suggerimento prezioso, soprattutto per gli insegnanti, che possono proporre agli allievi un modo nuovo di approfondire la conoscenza delle singole voci in modo da scoprire, oltre al significato, tanti altri aspetti, come il registro, l’ambito d’uso, le parole da salvare.


Il viaggio continua sottolineando ‘l’etimo fuggente’, il percorso che le parole fanno per arrivare fino a noi: i cambiamenti di significato, i nuovi significati dovuti all’uso, la scomparsa di parole, i neologismi o i vocaboli strani che hanno vita breve, ma possono sollevare un ‘polverone linguistico’. E poi arriviamo all’affermarsi del lessico telematico, ‘l’e-taliano’, che ha portato alla caduta della ‘cortina di carta’, in quanto il legame tra carta e scrittura, nell’era dell’e-mail e dell’e-book, si va sciogliendo così come la ‘cortina di ferro’ è caduta con l’abbattimento del muro di Berlino.


La seconda tappa si sofferma tra le parole senza frontiere: quelle della scienza, quasi sempre derivate dal latino, dal greco e dall’arabo (zenit, azimut, cifra, zero), ma che a volte sono parole già in uso che acquistano un significato nuovo (momento, candore, macchie solari); oppure quelle della finanza e del commercio che hanno spesso una base italiana (banco, banca, credito, cassa, valuta).
In questo capitolo segnaliamo la storia della parola pizza, che si presta, tra l’altro, a essere utilizzata in classe come spunto per una divertente attività didattica sulle parole della cucina (insieme a maccheroni, spaghetti, cannelloni, ecc.). Si continua poi con le parole della propaganda politica, che ultimamente ha conosciuto una rapida e radicale trasformazione (vedi sovranismo e populismo), e con un esempio degli usi e abusi, in cui Antonelli prova a «dimostrare l’importanza di non dire sempre importante».


L’ultima tappa affronta i giorni che, a partire dal marzo 2020, hanno stravolto la nostra vita, quando siamo stati sommersi, oltre che dalla pandemia, da un numero incredibile di parole che «ci hanno investito a ondate, frastornandoci con nomi strani, dandoci indicazioni contraddittorie, dicendo spesso cose incompatibili tra loro e con una realtà che sembrava sempre a un passo oltre». Parole italiane come contagio, peste, influenza, corona, epidemia; termini inglesi come lockdown, droplet; oppure una densità incredibile di termini tecnici di cui non conosciamo il significato, zoonosi, retrovirale, iperimmune, che necessitavano davvero di una «traduzione dall’italianorum all’italiano».
E così, parole come virus e virale sono uscite dalla sfera virtuale dell’informatica e sono entrate con prepotenza nella nostra vita reale, e una parola completamente negativa è diventata positivo. O ancora, assembrarsi, che non contiene più le reminiscenze letterarie legate a significati diversi da quello di oggi, o assembramento, che in origine si riferiva a un’adunanza militare; mascherina, le cui prime attestazioni in ambito medico risalgono al primo Novecento; remoto e sito, che hanno subito una rivisitazione totale, dovuta al modello inglese, dove remote significa ‘a distanza’ e site ‘nodo informatico’.


Per concludere, viaggiare nel mondo delle parole, nelle loro storie e nella loro straordinaria capacità di farci rivivere con l’immaginazione storie che parlano anche di noi, ci aiuta a vedere e capire meglio quello che accade intorno a noi e, soprattutto, può essere di stimolo agli insegnanti per aiutare anche gli allievi a interpretare il mondo in cui viviamo.